venerdì 3 maggio 2013

Lost in Transition

Te ne rendi conto solo alla domenica sera, quando mancano poche ore alla chiusura. Per due giorni hai girato tra gli stand, andando su e giù, incontrando gente, salutando amici, osservando i cosplayer ed evitando di urtarli, vagando solitario o stretto tra ali di folla, avanti e indietro, indietro e avanti, cercando quell'orientamento mancante.
Di solito quando sei ad una fiera di fumetti abbastanza grossa e che dura più giorni, il primo giorno cerchi sempre di ottenere un qualche tipo di orientamento. Cerchi quei punti di riferimento che ti permettano di poterti muovere con sicurezza nei giorni seguenti, sapendo bene quale direzione dovrai prendere quando vorrai arrivare dove desideri: un riferimento come può esserlo un ingresso, una scala automatica, lo stand Bonelli o quello Alastor, il bar o il palco dei cosplayer. Ragazzo, triangola questi punti e in qualsiasi fiera sarai sempre in grado di capire dove ti trovi
Ti ci sono voluti due giorni alla tua prima Luccacomics in città, ma l'anno dopo eri a posto, caro Jack, e non vagavi più nei vicoli senza fine, o ritrovandoti di fronte alle mura. E la tua prima volta al Comicon scopristi domenica che per tutto sabato avevi ignorato che c'era un'ala del castello di cui ignoravi l'esistenza. E da allora hai imparato che queste fiere te le devi girare tutte al completo, almeno una volta. E anche nelle edizioni precedenti di questa Cartoomics era stato così, se non fosse che negli ultimi anni la cambiavano di sede ogni benedetta volta, tra i vari capannoni della vecchia fiera, o prima che ne demolissero buona parte, e ogni venerdì o sabato dovevi ricominciare. E una volta c'era nel capannone al fianco la fiera della birra e cioccolato (Fiera della birra E fiera del cioccolato, non credo esista cioccolato alla birra), e un'altra il tempo libero o Idea Donna, quando non toccava alle auto e al tuning. E anche in questa occasione ti eri impegnato a fare quello che facevi ogni volta.
Sei a Rho, in un dei capannoni della grande Fiera. É la prima volta. Di Cartoomics a Rho, di te a Cartoomics a Rho, ed è la prima volta per tutti qui a Rho. Quando sei entrato, ieri, non la smettevi di fare foto alla struttura, non ti fermavi, eri avido di conservare quelle viste e portarle a casa. Guardando quelle strutture architettoniche così suggestive, quegli edifici uovo lungo il tragitto che sembravano UFO naufragati, e i soffitti del salone che sembravano gli Hangar dell'area 51 da dov'erano fuggiti quegli UFO.




E hai fatto come tuo solito, hai osservato, esplorato, memorizzato la posizione degli stand dove stazionano gli amici, i posti degli editori, quello degli espositori che avevano qualcosa che ti poteva interessare, ma questa volta era stato maledettamente difficile. Perché lo spazio non era solo lungo, ma lungo e largo, e gli stand dedicati alla vendita di fumetti erano pochi (accidenti) laddove crescevano quelli dei gadgets, mancavano troppi punti di riferimento, e non aiutava il fatto che le piantine con i numeretti e la posizione degli stand li dessero alla biglietteria, all'ingresso della fiera, ma se avevi il pass (e io lo ebbi) potevi evitare la fila, ma percorrevi mezzo chilometro per arrivare all'ingresso comics, dove scoprivi che la piantine le davano in biglietteria, mezzo chilometro prima. E non avevi voglia i tornare indietro, e pensavi " Tanto qualcuno abbandonerà una piantina in giro, prima o poi...". Ma infine arrivi alla domenica sera, nessuno ha abbandonato la sua piantina, ma ormai sei convinto che nulla ti potrà più sorprendere.

Orario di chiusura vicino, è ora di salutare gli amici, che poi è troppo tardi. Sono le 17 circa, non riesci a ritrovare Paolo Cossi per la vostra solita bicchierata, Miriam è già partita all'una per tornare a casa, ma finisci per rigirare intorno alla self area, davanti al tavolo dove sono sistemate Elettra e Teresa per disegni e commission. Chiacchieri per dieci minuti con Gianluca e col Beretta, poi ti viene in mente che non hai ancora salutato Salvadei e Melissa, allo stand dell'associazione AMYS, "amici di Martin Mystere".
Cammini, ti sposti nella folla, eviti le processioni di cosplayer, spingi senza pietà i ragazzi che si spostano con lo zainetto, usandolo come fosse il loro ariete di sfondamento. Una tecnica che hai imparato anni fa, e che funziona sempre: braccio avanti, teso e rigido, usato come fosse il tuo di ariete. Infine li trovi. Si chiacchiera per una decina di minuti, si mangia la focaccia portata in omaggio dal Busne, e quindi saluti. "Ora devo solo ripercorrere la sala e tornare nella selfarea," dici rivolto al Jinx, e indichi una zona lontana, oltre alle ali di folla e ai cosplayer feroci, mentre ti prepari ad affrontare la titanica impresa del percorso di ritorno verso il tuo obbiettivo. 
E poi crolla il mondo, così come pensavi di conoscerlo.
"Bé, sarà facile, è lì" ti dice il Salvadei/Jinx, indicando nella direzione opposta, proprio dietro le tue spalle.
Girati. Lo vedi lo stand della Alastor? Quello é il suo muro esterno, con le stampe giganti di Jim Lee, dove la gente si fa le foto davanti alle statue colorate di Batman e Superman (che non hai fotografato). Già, e lì di fronte ci sono i tavolini della selfarea. E Gianluca e il Beretta che stanno ancora parlando.
Quindici passi e non di più...

Lo so come ti sei sentito in quel momento, perché ero lí con te. Smarrito.
Lost. Irrimediabilmente perduto.

Sì. Straniato. Non avere imparato a orientarmi in quella fiera diventa un sassolino fastidioso. E sarà lo shock, sarà il momento topico, ma da qui in poi il racconto torna in prima persona. In quel momento non penso più alla folla, all'amico che continuavo a incrociare in ogni dove e lui ogni volta aveva una domanda da porre, non penso al collega che ieri mattina non la smetteva di parlare, o all'acustica del ristorante della cena Bonelli, non penso nemmeno al fatto increscioso che ho sbagliato la data quando ho comprato in anticipo il biglietto di ritorno del Frecciarossa, e quindi dovrò rifarlo ex nuovo. Penso sopratutto al fastidio di essermi perduto in fiera.
Eppure ne ho viste di altre cose. Per esempio la mostra di Diabolik ed Eva Kant, dove stazionava un gigantesco SUV e dove ho fotografato la Olivetti delle Giussani, visto che all'Audace non avevo fotografato quella di Nolitta. O la mostra dedicata all'erotismo, della cui esistenza me ne sono accorto solo domenica pomeriggio.
Dalla prima fiera milanese di Miriam, di cui usciva il Salvans, pubblicato dall'associazione Fame Comics di Pordenone, anche se il sabato mattina, proprio sopra la loro postazione, la lampadina del capannone s'era bruciata e non c'era molta luce. Ho dovuto venire a Milano per conoscere Eva Chan/Belinda da Pordenone, ho chiesto a Clive di presentarmi Paolo Cossi (che conosco da un bel pezzo), da cui si stava facendo fare una dedica sul libro, e lui lo ha fatto davvero. Ho testato le conoscenze bondiane di Chiaverotti (non le hai superate proprio tutte, Claudio, ma ti voglio sempre bene lo stesso...), mi sono chiesto per due giorni dove avessi sentito il nome "FatBottomedGirls", il fumetto  che veniva venduto nel banchetto selfarea vicino a quello di Elettra, per ricordarmi solo a casa che la ragazza seduta dietro doveva essere la Veci (testone smemorato) che conoscevo tramite Facebook.





Sono andato fino alla sezione games per vedere il lucernario "bondiano" sul soffitto di cui mi avevano parlato, per poi scoprire che ce ne era uno uguale proprio dalle parti della selfarea. Ho visto Mimmo fotografare tutte le cosplayer, e intendo proprio tutte, rivisto dopo un bel po' l'amico Massimo sempre impegnatissimo con i servizi fotografici dei cosplayer, ho incontrato amici del club di StarTrek che vedo a tutte le fiere, e anche quelli che non vedevo da tempo (Luca e Mery) ma ne ho perduti altri (visto Marina ma perso Marco), ho visto un gran bel Trono di Spade che però non ho fotografato (perché, perché??), e nonostante l'avviso della principessa Leia non sono riuscito a ritrovare Paola, così come constatato che la conferenza con più pubblico era quella dedicata ai doppiatori dei cartoni animati, ma forse solo perché dietro il tavolo c'era anche Marco Columbro.
Ho incontrato finalmente il Barzi, e immortalato in foto per provare che esiste davvero, che non è (come temevo) una voce meccanica che parla al telefono, come il computer da un miliardo di dollari di Harry Palmer, come suggerivano delle voci sussurranti provenienti dallo spazio esterno.
Ho scoperto l'effetto che fà quando la metro si ferma del tutto per un'ora, perché un matto si mette a camminare sui binari la domenica mattina, e quanto sia difficile trovare un posto per salire anche solo stivato come una sardina nei tre treni successivi. Visto un trenino meraviglia (ma solo in scala N, peccato), l'autopista meraviglia, il campo di battaglia dei Panzer meraviglia, e la piscina delle battaglie navali  (che non ho fotografato, ma almeno ho filmato) con la gigantesca riproduzione della Yamato al fianco, ma quella che va in mare non quella che vola nello spazio. Che il depliant che invitava a venire ad Albissola Comics non indicava la provincia, lasciandomi nel dubbio di dove diavolo fosse. Ho scoperto che un appassionato è capace di portarsi dietro da casa la stampa a colori da un metro e passa di un tuo disegno per farsela autografare. Che anche i poster di Iron Man possono avere dei terribili errori anatomici, o di Photoshop che dir si voglia. Che alla Bonelli c'erano dei nuovi pannelli espositivi davvero originali e tecnologici, che un amico editore può non essere mai al suo stand perché sempre in giro per impegni di lavoro ma di sicuro si scorderà sempre il proprio cellulare allo stand, appurato che in Messico esiste una innocua balena con gli Swarowski ma in Italia viene millantata come squalo, e che negli anni '70 esisteva un gioco da tavolo che non ho mai visto in giro, ma che in effetti non avevo mai nemmeno cercato, visto che all'epoca giocavo con i soldatini.
 






E in chiusura i disegni lasciati sulle parete degli stand, pensando a che fine faranno, una volta che tutto finirà smontato e i pannelli torneranno in qualche magazzino. 
E poi come al solito ho girato il mio filmato. Ma rispetto ad un anno fà, questa volta mi ero sincerato di avere le pile cariche e sono riuscito ad arrivare in fondo, e mi piace che alcune delle cose che non sono riuscito a fotografare, nel filmato ci stanno.


E poi la fiera è finita, come finiscono tutte le cose, buona parte delle avventure e una parte delle storie. E nell'attesa della prossima fiera di fumetti, con tutti a riprendere a fare quello che facevamo prima.
A fotografare gli edifici a forma di UFO.
A provare a orientarci nel mondo esterno.
A cercare dei punti di riferimento.

Sperando di non perdere mai la strada.

5 commenti:

  1. E Sognare di perdersi nuovamente...

    RispondiElimina
  2. Caro Giacomo, per una volta ti sbagli: il cioccolato alla birra esiste eccome!
    Ecco qui un link interessante, ma ce ne sono molti altri:
    http://www.baladin.it/it/productdisplay/cioccolatini-birra

    (P.S. Albisola - o Albissola - è un posto molto carino dalle parti di Savona)

    Ale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi correggo, ho sbagliato link: quelli sono cioccolatini *per* birra; questi invece sono *alla* birra:
      http://www.beerparadiseblog.it/cioccolatini-alla-birra/

      Elimina
    2. Ci credi che non sei l'unico che me l'ha già detto? In birrologia sarei bocciato, evidentemente... :-)

      Elimina
  3. Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo...

    RispondiElimina