martedì 12 febbraio 2013

Le solite apparenze

Evento lontano numero 1:
Nel giorno di tale del mese di tal'altro di un anno che non ricordo, probabilmente nel 1994, mi ritrovai a Udine. L'evento era un incontro che si sarebbe svolto in una fumetteria, che in quel lontano momento non erano tante come oggi. Ero solo un appassionato di fumetti, uguale tra gli uguali, di quelli che girano le fiere ed i mercatini, pronti a farsi riempire il taccuino di disegni. Quel giorno Fumettolandia, la fumetteria dell'amico Bruno avrebbe avuto degli ospiti speciali, venuti apposta per l'occasione: Ade Capone, Emanuele Barison e Giulio DeVita, rispettivamente (all'epoca perlomeno) sceneggiatore capo, e due disegnatori del fumetto Lazarus Ledd, che all'epoca vantava il notevole record di essere il "bonellide" (cioè pubblicazione di altri editori ma nel formato classico Bonelli) di maggior diffusione e popolarità.
L'incontro andò bene, Ade venne  interrogato, interloquito e interrotto, subissato di domande dal pubblico  competente e attento, i disegnatori disegnarono, tutto come ci si immagina accada in questi eventi, rendendola una giornata piacevole da ricordare.
Io rientrai a casa con un disegno di Lazarus e l'autografo di Ade su qualche numero, e abbastanza gasato per l'evento.
Quella serie a fumetti continuò a uscire ancora a lungo, pur non raggiungendo mai vendite particolari, e chiuse solo a 21esimo secolo inoltrato, dopo oltre 100 numeri pubblicati.

Evento lontano numero 2:
Il luogo è sempre lo stesso, fumetteria di Bruno a Udine. L'anno è il successivo. Era un periodo positivo per il mercato dei fumetti. Nei negozi andavano forte gli albi Marvel americani originali, quelli Image e così via. In Italia l'edicola era in fermento, e solo poco tempo prima c'era stato il grande lancio pubblicitario del nuovo settimanale "L'Intrepido", rinnovato per l'occasione con anche (incredibile!) degli spot TV. L'evento aveva avuto il suo anno di gloria, per rientrare ben presto nella precaria instabilità dei fumetti cosiddetti "minori".
Ma una delle serie più popolari di quel settimanale stava uscendo adesso come nuova serie regolare mensile, per un altro editore. Questo nuovo incontro era con il suo autore Luca Enoch, che promuoveva la sua Sprayliz nell'originale (per l'epoca) formato "pocket" (detto anche tascabile, quello di Diabolik e dei neri anni '60/70). La folla era anche maggiore rispetto alla volta precedente, e anche questa volta l'ospite fu molto disponibile, e venne interrogato, interloquito, interrotto e intermezzato dal suo pubblico, competente e attento.
Io rientrai a casa con il mio albetto autografato e un disegno di una Sprayliz originale, soddisfatto.
Non altrettanta soddisfazione ebbe quella sfortunata serie, che chiuse entro il suo primo anno di vita, contribuendo a generare negli editori minori la convinzione che fosse TUTTA colpa del formato.

Evento lontano numero 3:
Il luogo è lo stesso, stesso il tipo di evento, ma gli anni passati sono di più. Siamo nel 2001, l'ospite questa volta sono io, passato ormai dall'altra parte della barricata, e tocca a me fare la promozione per la serie per cui lavoro, Jonathan Steele, uscita da poco con la Sergio Bonelli editore. Il tempo atmosferico non è favorevole, minaccia pioggia. E pioggia sarà, di quelle che ti fanno voglia di rimanere a casa a contarti le dita di una sola mano, ma solo nel pomeriggio, proprio nel momento dell'incontro.
 Io ero pronto ad essere cortese, a disegnare ed a venire interrogato, interloquito, interrotto, intermezzato e intervallato dal pubblico. Ero arrivato presto, avevo pranzato ospite in un ristorante i cui gestori erano appassionati di fumetti, e avevo lasciato in cambio un disegno sulla parete fatto con pennarelli e gessetti.
Quel pomeriggio però il pubblico non venne in massa. Se fosse rimasto a casa a contarsi le dita, anche di una sola mano (giusto per fare qualcosa) a causa della pioggia oppure avesse ignorato l'incontro così come ignorava quella serie a fumetti, non mi è dato sapere. Io disegnai per cinque persone, ma un disegno era per il titolare e uno per la sua ragazza, e a questo bisogna aggiungere che uno dei clienti era lì per il precedente Marvel evento, e pioveva e non aveva l'ombrello e allora era rimasto. Per cui un disegnino lo meritava anche lui, se avesse voluto, e infatti volle.
Rientrai a casa un po' deluso, ripetendomi (illuso) che sarebbe andata meglio la volta successiva.
Jonathan continuò ad uscire per molto tempo, chiudendo la sua prima serie molto tempo dopo, e dopo molti e molti numeri.


Tre eventi, stesso luogo, tempi differenti. Pubblico ottimista, entusiasta e indifferente, nell'ordine.
C'era qualcosa da imparare da quell'evento? Qualche tipo di insegnamento da poterci ricavare?
Sì, in effetti c'era.
Primo fatto: al momento in qui erano avvenuti quegli incontri, Jonathan Steele vendeva più delle altre due serie: più di Lazarus (pubblico ottimista) e più di quell'edizione di Sprayliz (pubblico entusiasta).
Secondo fatto: in seguito mi capitò di vedere in diverse fiere di fumetti, incontri col pubblico di autori di personaggi popolari e ben venduti con poca gente, e incontri con serie nuove che avrebbero chiuso di lì a poco con la sala piena di folla. Come si dice, due volte è un caso, ma tre è un complotto.
Insegnamento: la quantità di pubblico ad un'incontro non andava considerato come un evidente segnale del successo di una serie (pioggia permettendo). O almeno, non sempre.

Mai dare per scontato che tanto pubblico che partecipa ad un evento per un personaggio a fumetti voglia anche dire che quel fumetto venderà moltissimo. Le due cose non sono necessariamente collegate.
Apparentemente c'è una legge che regola il tutto, la regola che indica i comportamenti del lettore di fumetti medio. Sorry folks, ma una considerevole percentuale dei lettori che reggono per davvero le sorti di una serie non hanno le abitudini che il lettore di fumetti medio può considerare indispensabili in un lettore di fumetti medio.

Postulato della legge dell'apparenza:
Il vero lettore medio non esterna la propria passione; non parla di fumetti; non partecipa alle fiere di fumetti, o agli incontri con gli autori; non scrive alle redazioni per fare i complimenti a tizio ed a caio; non frequenta i forum di fumetto o le mailing list; non scrive sulle pagine facebook dei personaggi a fumetti; non partecipa ai sondaggi telematici sui fumetti. E forse non è mai entrato in vita sua in una fumetteria. 
Ma è quel lettore silenzioso a reggere veramente i destini di una pubblicazione. Il lettore che non fa proprio nulla, a parte leggere quel fumetto, e vivere il resto della propria vita, piena di altra gente e altri giorni.
Tutto il resto è apparenza.


Ecco. Ancora adesso ignoro se tutta quella folla a certi incontri non fosse (e sia anche oggi) composta sopratutto di parenti e amici dei disegnatori o dei redattori, o da ragazzi che cercavano (e cercano) solo un posto per sedersi.
Quando oggi ripenso ai discorsi degli appassionati entusiasti degli anni '90, ci vedo molte cose in comune con il popolo dei frequentatori dei forum di oggi, con gli esperti da fumetteria, e mi sembra che tutt'ora continui a mancare quel collegamento diretto. E penso che si rischia di continuare a cadere in quell'equivoco, nel pensare che tante discussioni nei forum vogliano dire tanto pubblico pagante, che tanta gente in fiera in fila per un disegno significhi tante vendite mensili.
Quando poi vieni a sapere i dati di vendita di quella serie che è finita un anno fa, o di quella che usciva tempo prima, e ricordi tutte le discussioni e le pagine e pagine nei forum, le interviste agli autori nei siti e sulle riviste, e ricordi la fila di appassionati che hai visto a Lucca, a Milano o a Mois Eisnes, e devi arrenderti all'evidenza che la legge dell'apparenza è sempre maledettamente valida. E scoprirlo non ti fa mai piacere.
Perché conosci parte della gente che lavora lì o lavora là, sai cosa provano in quel momento in cui arriva la telefonata che dice "Stiamo andando male, si chiude."
In questi momenti, ho la segreta speranza che di tutto questo se ne accorgano anche altri, che questa non sia solo una riflessione solitaria di un disegnatore che aggiorna il suo blog, che ha capito questo il giorno che ha fatto un solo disegno per pochi fortunati, nel pomeriggio successivo ad un marvel-evento. Forse - proprio forse - c'è bisogno di vedere le cose da questa prospettiva, perché forse se hai sempre i 20 appassionati che vogliono il disegnino, magari non ti viene minimamente in mente. "Altra gente, altri giorni," ricorda.

Ci speri, caro Jack, tu ci speri davvero, non è così? Che della cosa se ne accorgano anche altri?
Non ti viene in mente che forse hai torto marcio, che hai solo rancore perché quellavolta non hai avuto pubblico? Bè, tu continua a sperarci, non essere tu a dare per scontato che non accadrà mai.

E io cosa ho detto? Se succede Due volte è un caso, alla terza è un complotto, ma alla quarta proprio è una cospirazione!
Mai dare per scontato nulla. E intendo proprio nulla. E intendo proprio MAI.

A questo punto so cosa vi state chiedendo. Dopo tutto questo discorso, a voi in realtà interessa solo sapere di quel disegno che feci sulla parete del ristorante (conosco gli appassionati).
Se non l'hanno nel frattempo imbiancato, è possibile che sia ancora là.
Sempre che altra gente e altri giorni non l'abbiano sostituito.

3 commenti:

  1. grande Jack. è quello che ho sempre pensato anch'io. ad una Lucca ho trovato Brian Talbot ( dico Brian Talbot, mica uno qualsiasi!) solo soletto e nessuno lo filava. il mitico disegnatore di ( tra le altre cose) Batman e del Topo Cattivo.
    pietro

    RispondiElimina
  2. Grande!!!Non so come ringraziarti!!! Ho capito chi sono un lettore medio!
    Mi sono sempre sentito a disagio tra gli esperti di qualsiasi cosa non solo di fumetti ma anche di storia o letteratura scienza etc.
    Son sempre stato un buon lettore sia di libri che di fumetti ma quando sentivo i sistemi teologici che gli iperesperti facevano mi senitvo a disagio. per me i libri e i fumetti servono semplicemente a darti dei consigli su come vivere meglio la vita sdrammatizzando gli inconvenienti che possono capitare e dandoti coraggio nei momenti difficili.
    Invece vedevo persone che ci ricamavano su tutta una serie di teorie che creavano delle ideologie che crevanao delle fazioni e dei partiti...insomma invece di semplificare il risultato era complicare!
    Grazie di aver dato dignità al lettore medio!

    RispondiElimina
  3. molto bello il lavoro sulla parete!
    mi auguro esista ancora
    i miei sono andati tutti inbiancati
    uno che non era durato più di tre notti mi fece guadagnare i soldi per due tickets for Mexico (aida i vuelta)

    RispondiElimina